trasforma il passato Daniel lumera

Trasformare le tossicità del passato per dare qualità al presente

Tempo di lettura 5 Minuti

Cosa vuol dire “rendere ecologico” il passato personale e quello collettivo? In cosa consiste? Come si fa?

Il proprio passato, con tutti i vissuti che contiene, può essere colmo di tossine e agenti inquinanti: traumi, ferite emotive, sospesi, paure antiche, nodi irrisolti, risentimenti, sensi di colpa, desideri di vendetta.

Renderlo ecologico vuol dire sapersi prendere cura dell’ambiente interiore che racchiude le memorie del passato e influenza la qualità del nostro presente.

Ciò che accade in questo istante è infatti anche il prodotto dell’elaborazione del passato e dei suoi contenuti.

Più consapevolezza abbiamo di ciò che è stato e più siamo in grado di elaborarlo e trasformarlo in virtù, attraverso la comprensione dei suoi insegnamenti, e più saremo in grado di incidere positivamente sulla qualità del tempo presente.

Il passato, infatti, non è qualcosa da dimenticare o da nascondere sotto il tappeto, ma da integrare e trasformare in valori e consapevolezze.

In alcune linee della tradizione mistica islamica dei sufi c’è una regola che adoro. Difficilissima quanto importante.

Consiste nel non lasciare problemi irrisolti e sospesi per più di tre giorni.

Questo vuol dire che se in qualunque contesto e con chiunque c’è una questione aperta, bisogna trovare la forza, l’umiltà, il desiderio, la lucidità e la consapevolezza per affrontarla in modo costruttivo con l’intenzione e la capacità di risolverla.

Per non lasciare sospesi ci vuole un potere incredibile. Se mi chiedessero quale potere è per me più grande tra quello di camminare sulle acque e quello di non avere nessun irrisolto nella propria vita, direi senza dubbio il secondo.

Di solito l’essere umano affronta seriamente i grandi sospesi della propria vita solo quando è vicino alla morte.

E lo fa, sempre che abbia ancora la lucidità sufficiente, perché sente una profondissima necessità di togliersi dei pesi.

Solo in questo modo infatti potrà accogliere e affrontare quell’ultimo volo: col cuore leggero.

Per aprirci al nuovo dobbiamo alleggerirci e lasciare andare i macigni invisibili che trasportiamo sulle spalle.

Alcuni di noi hanno questa attitudine come dono naturale: vogliono viaggiare leggeri.

Vogliono poter muovere i passi in questa esistenza possibilmente senza lasciare impronte.

Per questo motivo sentono il desiderio di affrontare e risolvere le questioni sospese il prima possibile.

Amano sentire il cuore lieve. Altri invece si portano sempre appresso sofferenze e pesantezze. Se ne affezionano. Sembra paradossale ma ci sono dolori e disagi che ci danno molte sicurezze.

Almeno quel dolore è una certezza e piuttosto che metterci in discussione, affrontare la responsabilità di essere felici e pieni d’amore, e le conseguenze che ciò comporta, preferiamo nuotare ancora un po’ nella melma della sofferenza.

Perché in quella palude in fondo in fondo, anche se non lo ammettiamo, neanche con noi stessi, ci sentiamo a nostro agio.

Ne conosciamo i confini. Confini che definiscono la percezione che abbiamo di noi stessi e della realtà. Rafforziamo così le nostre convinzioni e i nostri alibi.

Ci accontentiamo perché abbiamo una paura mostruosa di essere liberi e felici per davvero.

È un po’ come il fumo. Diventiamo dipendenti dalle sigarette e continuiamo, anche se sappiamo che fa male. Sapere una cosa è un conto, ma esserne consapevoli è tutta un’altra storia.

La consapevolezza porta con sé l’azione, le scelte, le decisioni coerenti con ciò che abbiamo conosciuto intimamente e ci appartiene, che è appunto l’oggetto della consapevolezza acquisita.

Essere consapevoli di qualcosa presuppone un impatto immediato nello stile di vita.

Posso sapere che una relazione è finita eppure portarla avanti per una serie infinita di motivi, tra cui paura del cambiamento, di soffrire e far soffrire, senso di colpa, indolenza…

È solo quando divento pienamente consapevole di quella fine che la realizzo pienamente e la traduco in azioni concrete. La rendo cioè reale e operativa nella pratica.

La consapevolezza si trasforma in vita reale e permea tutti i nostri comportamenti semplicemente perché è un tipo di conoscenza identitaria, siamo noi stessi.

Un principio fondamentale per trasformare le tossicità del proprio passato e renderlo ecologico consiste quindi nell’intento assoluto di affrontare e risolvere, per quanto possibile, tutti i sospesi.

Rendere il proprio passato ecologico consiste nell’essere in grado di trasformare le sue tossicità in carburanti ecosostenibili.

Questi biocarburanti ecologici interiori non solo danno un senso profondo a tutto ciò che è accaduto nella nostra vita, dal dolore più intenso all’amore più sublime, ma donano qualità al nostro presente e orientano costruttivamente il futuro, attraverso scelte, decisioni, situazioni e comportamenti ricchi di nuove consapevolezze.

La qualità del nostro presente è dunque influenzata anche da traumi, paure, ricordi e sospesi. La maggior parte delle ansie è legata ai fantasmi del passato e alle preoccupazioni per il futuro.

Ma sono ancora poche le persone che si preoccupano di iniziare un processo di bonifica per liberare un ambiente interiore reso insalubre dagli agenti tossici che affollano la memoria e compromettono il presente, bloccando notevoli risorse vitali e ostacolando uno stato di integrità e leggerezza.

Bonificare il proprio passato vuol dire renderlo uno spazio interiore ecologico, pulito e libero, per noi stessi, le generazioni future e tutti coloro che ci circondano.

Non si tratta di dimenticare i ricordi spiacevoli, ma di integrare ciò che è stato trovando in esso lezioni di vita, doni e virtù applicabili al presente.

È un processo di trasformazione di ciò che è stato in energie ad alto impatto positivo sulla propria ecologia interiore.

Ma come si fa? Con quali strumenti?

La tecnica della ricapitolazione è un’autostrada maestra e una tecnica che puoi iniziare a sperimentare da subito attraverso questa Masterclass dedicata >

L’esperienza della ricapitolazione mi trasformò radicalmente.

Recuperai moltissima energia vitale e lucidità. Avevo la sensazione di essere gradualmente sempre più “compatto” e presente a me stesso.

Compresi che le antiche culture sapienziali avevano ben capito, millenni orsono, quello che le neuroscienze stanno iniziando a verificare nei tempi moderni, ossia gli effetti della respirazione consapevole, dell’intenzione consapevole e della memoria controllata sul funzionamento del cervello, sui ricordi e sull’elaborazione del passato.

Rivivere un ricordo attraverso la pratica della ricapitolazione libera molta energia vitale, aumenta lo stato di lucidità e consapevolezza, rende chiara la mente e purifica dalle emozioni sgradevoli legate a quel determinato vissuto che generano sofferenza.

Si tratta di un vero e proprio processo di bonifica del passato: purificarlo, liberarlo, integrarlo e ricavare da esso nuove energie pulite, combustibili ecologici per una vita consapevole e un presente libero e di qualità.

Ti aspetto qui per iniziare insieme 🙂

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