I 5 più grandi rimpianti di chi sta per lasciare il corpo

Tempo di lettura 5 Minuti

(e una pratica per evitarli)

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Se oggi fosse l’ultimo giorno della tua vita quale sarebbe il tuo più grande rimpianto? 

Cosa vorresti aver fatto che non sei riuscito o riuscita a fare?

Cosa vorresti avere detto che non sei riuscito o riuscita a dire?

Sono stati condotti diversi studi per capire di cosa si pente la maggior parte delle persone in punto di morte. 

Tra gli studi più famosi spicca senza dubbio quello di Bronnie Ware, un’infermiera australiana specializzata in Cure Palliative per i malati terminali, che iniziò a chiedere ai suoi pazienti di cosa si pentivano.

Grazie al suo lavoro, sono stati individuati i 5 rimpianti più comuni.

Tra le risposte molti temi comuni e nessuno ha a che fare con aver guadagnato di più, aver comprato uno yacht, essere diventato famoso…

…ma i rimorsi più grandi hanno a che fare con la famiglia, il vivere una vita ricca di significato ed amore.

Scopriamoli insieme, dal meno comune al primo della lista ecco i 5 rimpianti più grandi delle persone in punto di morte:


5. Vorrei essere stato capace di rendermi più felice.

“Molti non si rendono conto, finché non è tardi, che la felicità è una scelta. Sono rimasti bloccati nelle loro abitudini e nella routine. La paura del cambiamento li fa fingere con gli altri e mentire a se stessi, convincendosi di essere contenti quando nel profondo, non desideravano che ridere a crepapelle e un po’ di infantilità nella loro vita”.


4. Vorrei esser rimasto in contatto con i miei amici.

“Molti erano così concentrati sulle proprie vite che hanno perso per strada delle amicizie d’oro nel corso degli anni. Ognuno sente la mancanza dei propri amici quando sta morendo.”


3. Vorrei aver avuto il coraggio di esprimere i miei sentimenti.

“Molte persone sopprimono i loro sentimenti in modo da mantenere il quieto vivere con gli altri. Di conseguenza, si accontentano di un’esistenza mediocre e non diventano mai chi erano realmente in grado di divenire.”


2. Vorrei non aver lavorato così duramente.

“Questo è venuto fuori da ogni paziente di sesso maschile che ho assistito. Si sono persi l’infanzia dei loro figli e la compagnia dei propri partner. Tutti gli uomini che ho curato hanno rimpianto profondamente l’aver trascorso così tanto della loro esistenza a dedicarsi sfrenatamente al lavoro.”


1. Vorrei aver avuto il coraggio di vivere una vita come volevo io, non quella che gli altri si aspettavano da me.

“Questo è il rammarico più comune per tutti. Quando le persone si rendono conto che la loro vita è quasi finita e ripensano ad essa tirando le somme, è facile rendersi conto di quanti sogni sono rimasti insoddisfatti. La salute offre una libertà di cui in pochi si rendono conto, fino a quando non la perdono.”

Alla luce di ciò sembra difficile, se non impossibile, arrivare sereni al momento della propria morte.

Viviamo in una società che non ci educa a questo e che anzi, considera la morte come un tabù.

Siamo abituati a demonizzarla, a scacciarla, a considerarla come la fine di tutto, l’evento negativo per eccellenza. 

Allontaniamo il suo pensiero il più possibile.

Non sviluppano mai una relazione matura con essa. 

Ma, negare la morte vuol dire non aver accolto la vita nella sua totalità. 

Possiamo scegliere se continuare in questa direzione e, renderci conto, l’ultimo giorno della nostra vita di non aver detto quel ti amo, di non aver vissuto una vita ricca di significato, di non aver dato importanza agli affetti, ai tuoi genitori, ai tuoi figli, al tuo compagno o alla tua compagna.

Oppure…

possiamo iniziare un dialogo maturo con lei, sentirla presente e parte fondamentale della vita, imparando a porle delle importanti domande e ad ascoltare le sue risposte. 

Se scegliamo questa seconda strada si evidenzieranno tre aspetti rilevanti:

  • Il primo riguarda la qualità del nostro rapporto con essa, con il significato e proposito profondo della nostra vita, con noi stessi e con chi amiamo. 

  • Il secondo il nostro modo di vivere secondo i suoi insegnamenti e le sue ragioni. Con intensità, valori, consapevolezza e profonda pace. 

  • Il terzo invece è relativo all’elaborazione del dolore, lutto e della sofferenza. 

E arrivare sereni a quel momento, senza rimpianti.

​​Ci sono persone che arrivano a comprendere il senso della vita ed il proposito dell’esistenza attraverso la malattia ed alla morte.

Empatia, silenzio mentale, consapevolezza…la piena presenza in questo attimo.

Sentire, accettare e amare la vita anche nella morte e nel dolore è l’unico varco, l’unica reale possibilità per accoglierla completamente e iniziare a vivere davvero.

Come fare e da dove partire?

Daniel Lumera, nel libro La Lezione della Farfalla, dedica un intero capitolo alla relazione con la morte e ci fa dono di diverse pratiche, tra cui quella che viene definita “Imparare a chiedere”:



Possiamo utilizzare questa semplice pratica meditativa e riflessiva in molte occasioni: di fronte al dubbio, alla confusione, alle scelte o ai momenti cruciali della vita, così come anche per le cose più semplici.


È sufficiente considerare se stessi in relazione all’evento morte, ridimensionando così tutto ciò che si sta vivendo. Imparare ad ascoltarla senza più rifiuto e sentire cosa ha da insegnarci.


Respirare consapevolmente, profondamente e lentamente di fronte a quella presenza, fino a che non entriamo in una condizione di sobrietà, chiarezza e pace.


È da quello spazio che possiamo aprirci a possibili nuove consapevolezze.

E ora, alla luce di ciò, ti ripropongo la domanda iniziale con cui abbiamo aperto questo articolo:

Se oggi fosse l’ultimo giorno della tua vita quale sarebbe il tuo più grande rimpianto? 

Lascia risuonare in te questa domanda e, se lo desideri, puoi scrivere la tua risposta nei commenti qui sotto.

Se senti di voler approfondire questo argomento, domenica 29 ottobre, Daniel Lumera, per la 1° volta, dopo 22 anni di esperienza diretta nell’accompagnamento alla morte e nell’approccio all’elaborazione del dolore, della malattia, della sofferenza e del lutto ha scelto di condividere la profondità di questo approccio e tematiche nella Masterclass LIVE Oltre la Soglia: imparare a vivere, imparare a morire.

Durante l’evento toccheremo diversi temi tra cui:

– Il Significato e il senso della morte e del morire;

– La Sacralità del vivere e del morire;

I 7 insegnamenti della morte e come affrontare la morte di una persona cara;

La risoluzione dei sospesi e i processi relativi alla ricapitolazione della propria vita;

– La natura del dolore, della malattia della guarigione;

– La relazione con la morte attraverso la gestione delle emozioni e degli stati di coscienza propri e del morente;

– L’integrazione dei sé rinnegati e un nuovo livello di identità;

– L’accettazione della morte e la comunicazione col morente;

– Lo spazio del silenzio e gli stati di presenza;

– I processi di perdono e il potere della gratitudine per preparare se stessi e altre persone alla morte;

– Il riconoscimento e la gestione delle macrofasi che precedono la morte;

Le nove fasi dell’elaborazione del lutto e la gestione delle emozioni.

Vivremo un seminario tanto forte quanto delicato dove toccheremo i più grandi temi della Vita, della Morte, dell’elaborazione del dolore, della sofferenza e del lutto.

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Carla
Carla
1 anno fa

Di non essere stata con mio figlio tutte le volte che avrei potuto

Chiara
Chiara
1 anno fa

Direi che non ho nessuno dei 5 rimpianti elencati e penso di arrivare alla morte tranquilla e senza rimpianti….da diversi anni faccio ciò che amo, medito , frequento belle persone, amo la mia famiglia….mi ritengo soddisfatta della mia vita e un giorno anche della mia morte perché non la temo … è solo un passaggio all’ interno della vita ed è solo la morte del corpo fisico, mentre l’Anima continua il suo percorso!
Comunque sempre grazie Daniel….🙏❤️

Sara
Sara
1 anno fa

Una volta arrivata la morte non mi permetterà più riflessioni di questo tipo, quindi non mi preoccupo di morire. La morte suppongo porterà via tutto. Invece adesso mi insegna che quello che vivo non sarà per sempre e quindi si, sarebbe il caso di non sottovalutare che respirare é un atto magico, intenso e meraviglioso. Respirare, osservare, e sentire l’elettricità che si libera quando ci relazioniamo con la natura o con qualsiasi altro essere vivente. Si ci mediterò su altre volte. 🙏❤️Grazie

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