“Sono arrivato a un momento nella mia vita dove ho avuto una crisi di identità.
Chi ero? Il mio nome di battesimo? Il nuovo nome? Cosa rappresentavano quelle forme?
Dentro di me è sempre stato chiaro dentro che c’era un punto trascendentale al di là di ogni nome e forma.
Quel “senso di sé” profondo senso che mi ha permesso di entrare in contesti di grandissima sofferenza come gli ospedali nell’aiuto al morente e nell’elaborazione del lutto con le famiglie che soffrono, nelle carceri e nelle scuole ed essere in reale servizio senza perdere il senso di me stesso.
Questa intervista, mai rilasciata prima ha due significati importanti:
- Il primo è la celebrazione del talento trascendentale, del senso di se stessi al di là delle forme.
- Il secondo è l’importanza dell’ironia, del non prendersi troppo sul serio: la capacità di ridere di se stessi fino in fondo è una regola fondamentale in tutti i percorsi di consapevolezza perché nel momento stesso in cui ci prendiamo troppo sul serio dietro l’angolo c’è il pericolo di entrare in uno stato di esaltazione o rigidità. La risata invece restituisce ad ognuno di noi, quell’umiltà e leggerezza necessaria al senso della vita.”